Elezioni europee, flop del Movimento 5 Stelle: l’astensionismo al Sud ha influito?

La forza politica si è fermata attorno al 10%, perdendo ben 5 punti percentuali rispetto alla precedente chiamata alle urne

Alcuni partiti sono usciti rafforzati dalle ultime elezioni europee (PD e AVS, per esempio), mentre altri hanno visto un importante calo in termini di consensi. È il caso del Movimento 5 Stelle (M5S), passato dal 15,6% delle elezioni politiche del 2022 all’attuale 10% circa. La batosta diventa ancora più evidente prendendo in considerazione i risultati ottenuti nelle precedenti europee, quando la forza politica fu votata dal 17,1% dei cittadini accorsi alle urne. In generale, il M5S non registrava dei numeri così bassi dal 2013, segno evidente che negli ultimi anni non tutto è andato nella giusta direzione. L’ha ammesso anche Giuseppe Conte, ex premier e attuale leader del partito, quando ha commentato i dati a notte fonda nella sede del Movimento. “Prendiamo atto del risultato, sicuramente molto deludente. Potevamo fare meglio. La valutazione dei cittadini è insindacabile, avvieremo una riflessione interna”, ha dichiarato.

Le possibili ragioni dell’insuccesso del Movimento 5 Stelle

Nelle precedenti elezioni, il Movimento 5 Stelle ha ricevuto la maggior parte dei voti dal Sud e dalle Isole, due circoscrizioni nelle quali si è registrata la minor partecipazione al voto per le elezioni europee. Nel Mezzogiorno ha votato il 43,7% degli aventi diritto, mentre nelle Isole il 36,8%. Si tratta di un dato utile, ma non sufficiente a tracciare un’analisi esaustiva del crollo del M5S.

Se da un lato l’astensionismo non ha senz’altro aiutato il partito a ottenere un numero di voti soddisfacente, dall’altro pare riduttivo additarlo come unico responsabile dell’insuccesso. Perché a ben guardare la scarsa partecipazione è solo il sintomo di un problema più grande, ossia la crescente sfiducia di un’ampia porzione dell’elettorato nei confronti della classe politica. Ai suoi albori, il Movimento 5 Stelle era stato creato proprio per offrire un’alternativa a chi non credeva più negli altri partiti, ma nel corso degli anni sembra aver smarrito le caratteristiche che gli avevano permesso di spiccare come alternativa, finendo col diventare una forza politica molto simile alle altre.

Pare verosimile che parte degli elettori che avevano dato fiducia all’esperimento di Beppe Grillo possa essersi sentita tradita e aver premiato altre forze politiche o aver preferito astenersi. Anche alcuni compromessi fatti durante i due governi guidati da Conte potrebbero aver allontanato una porzione dei sostenitori della prima ora. Per non parlare della campagna elettorale in vista delle europee, durante la quale, secondo vari deputati e senatori pentastellati, Conte avrebbe dedicato fin troppe energie al Sud e alle Isole, senza curarsi troppo delle aree settentrionali del Paese. L’ex premier non ha neppure fatto comizi in presenza nelle città del Nord, limitandosi a proiettare nei cinema il film-spettacolo elettorale chiamato “L’Italia che Conta”.

Un ultimo fattore da tenere in considerazione è la cancellazione delle due misure più importanti introdotte in passato dal Movimento 5 Stelle, ossia il reddito di cittadinanza e il superbonus.

Ora cosa succederà?

È improbabile che questo risultato elettorale sfavorevole sarà privo di conseguenze. Per evitare di perdere il posto al vertice, Conte potrebbe essere costretto a fare alcune concessioni, come togliere o revisionare il vincolo dei due mandati tanto contestato da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle.

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