Dall’indiscrezione di Repubblica alla smentita della premier. Ma quali sono i progetti del governo per il discusso bonus?
È scoppiata nella giornata di ieri la polemica relativa all’assegno unico, con un articolo pubblicato su Repubblica che annunciava la possibile cancellazione delo stesso. Una misura introdotta dal governo Draghi nel 202q per sostenere economicamente le famiglie con figli a carico. Secondo il giornale, il governo Meloni stava valutando di eliminare o ridurre significativamente questo sostegno, scatenando immediate reazioni da parte dell’opposizione e dei sindacati.
La reazione delle opposizioni
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha subito criticato duramente l’ipotesi, affermando che una cancellazione dell’assegno sarebbe stata “gravissima” e accusando il governo di “settarismo” per voler stravolgere una misura efficace solo perché non introdotta dall’attuale maggioranza. Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 Stelle, ha rincarato la dose, ricordando come Fratelli d’Italia, solo un anno fa, fosse contrario all’assegno, considerandolo un “bonus da abolire”, e definendo la situazione attuale come una “presa in giro dei cittadini mai vista”.
Meloni: “Solo ricostruzioni fantasiose”
Nella stessa giornata, Giorgia Meloni è intervenuta con un video sui social media insieme al ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, per smentire categoricamente le voci di un possibile annullamento dell’assegno. “Non credete alle ricostruzioni fantasiose. Non lo aboliremo”, ha assicurato la premier, aggiungendo che il governo è pronto a “dare battaglia in Europa” contro le richieste della Commissione Europea, che contesta la mancanza di universalità della misura, attualmente riservata solo ai residenti italiani. Meloni ha sottolineato che l’estensione dell’assegno anche ai lavoratori immigrati, come suggerito dall’UE, sarebbe insostenibile per l’Italia, poiché metterebbe a rischio la sostenibilità stessa del provvedimento.
Nonostante la smentita, il governo non ha negato la possibilità di una “rivisitazione” dell’assegno unico, sottolineando però che l’obiettivo sarebbe quello di rendere la misura più efficace, soprattutto per i ceti più bassi, e non di eliminarla. Ylenia Lucaselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Bilancio alla Camera, ha spiegato che l’intenzione è quella di migliorare l’assegno affinché “le famiglie che ne hanno reale necessità ne usufruiscano”.
Mef: “Abolizione potesi senza alcun fondamento”
Nel contesto di questa polemica, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha definito “fantasiosa e senza alcun fondamento” l’ipotesi di tagli all’assegno unico. La ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha ricordato che l’Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per la norma che prevede un requisito di residenza di due anni per i percettori stranieri dell’assegno, ritenuto discriminatorio per i lavoratori di altri paesi europei. Roccella ha sottolineato che l’UE chiede di eliminare questo requisito e di estendere l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero, una richiesta che il governo considera inaccettabile.
Cosa cambierà?
Nonostante le smentite ufficiali, è chiaro che il governo sta lavorando a una revisione dell’assegno unico. Secondo fonti vicine alla maggioranza, una delle ipotesi in discussione è quella di escludere l’assegno dal calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), per evitare che l’erogazione del sostegno incida negativamente su altre agevolazioni fiscali o sociali di cui le famiglie potrebbero beneficiare. Attualmente, l’inclusione dell’assegno nell’ISEE ha portato molte famiglie a un aumento dell’indicatore, escludendole di fatto da altri benefici.
Inoltre, si sta valutando una rimodulazione della misura per concentrare maggiori risorse sulle famiglie numerose, in linea con l’obiettivo dichiarato del governo di incentivare la natalità. Questo potrebbe comportare una riduzione del contributo per le famiglie con ISEE più alto o per quelle che non presentano l’ISEE, riservando invece importi più consistenti a chi ha più figli o a chi si trova in condizioni economiche più difficili.
I costi
Dal punto di vista dei fondi, secondo gli ultimi dati dell’INPS riportati dal Sole 24 Ore, fino a giugno 2024 sono stati erogati 9,86 miliardi di euro per l’assegno unico. Se la spesa dovesse mantenersi su questi livelli anche nella seconda metà dell’anno, si arriverebbe a fine 2024 a un totale di 19,7 miliardi, superando così i 19,2 miliardi stanziati dal governo. L’aumento dei costi è stato causato anche dall’inflazione, che ha portato il contributo minimo per figlio da 50 a 57 euro e quello massimo a 190 euro.
Il bonus mamme
Oltre all’assegno unico, anche il bonus mamme è oggetto di discussione. Attualmente, il bonus consiste in un’esenzione dalla contribuzione previdenziale fino a un massimo di 3.000 euro annui per le lavoratrici con almeno due figli a carico, il più piccolo dei quali sotto i 10 anni. Nel 2025 e 2026, la misura avrebbe dovuto essere riservata solo alle madri con tre o più figli, ma il governo sta valutando di estendere il beneficio anche alle lavoratrici autonome, una scelta che era stata contestata in passato. Nei primi cinque mesi del 2024, il bonus è stato richiesto dal 75% delle aventi diritto, ovvero circa 550.000 lavoratrici. La possibilità di estendere il beneficio anche alle partite IVA potrebbe ampliare ulteriormente la platea dei beneficiari, rendendo il sostegno più inclusivo.
Il futuro dell’assegno unico
Il governo Meloni, di fronte alle critiche e alle pressioni, sembra dunque orientato a non cancellare l’assegno unico, ma a modificarne alcuni aspetti per renderlo più sostenibile e mirato. Tra le principali modifiche che potrebbero essere introdotte, si sta considerando l’esclusione dell’assegno unico dal calcolo dell’ISEE. Attualmente, il contributo ricevuto dalle famiglie viene considerato nel calcolo dell’indicatore economico, con l’effetto di aumentare l’ISEE e, di conseguenza, di escludere molte famiglie da altre agevolazioni o benefici sociali. L’esclusione dell’assegno unico dall’ISEE permetterebbe di evitare questa situazione, garantendo che le famiglie più bisognose possano continuare a ricevere il massimo sostegno possibile.
Un altro aspetto in discussione riguarda la possibilità di concentrare maggiori risorse sulle famiglie numerose. Il governo sta valutando di aumentare gli importi erogati per le famiglie con più figli, a scapito delle famiglie con un numero ridotto di figli o con un ISEE più elevato. Questo si inserisce in un contesto più ampio di politiche per incentivare la natalità e sostenere le famiglie in maggiore difficoltà economica. Infine, anche il Bonus Mamme potrebbe subire modifiche significative, con l’estensione del beneficio alle lavoratrici autonome. Attualmente riservato alle lavoratrici dipendenti con almeno due figli a carico, il bonus potrebbe essere esteso anche alle lavoratrici con partita IVA, ampliando così la platea delle beneficiarie e rendendo il sostegno più inclusivo e accessibile a un numero maggiore di famiglie.