Negli ultimi 20 anni sono raddoppiati gli incendi estremi: è l’allarmante conclusione di diversi scienziati che ha esaminato i dati
Il cambiamento climatico sta trasformando radicalmente il panorama degli incendi boschivi globali, con un aumento significativo sia nella frequenza che nell’intesità degli eventi estremi.
Questo fenomeno non solo minaccia la biodiversità e gli ecosistemi naturali, ma ha anche gravi implicazioni per la sicurezza delle comunità umane e per l’economia globale.
Negli ultimi due decenni, il mondo ha assistito a una rapida escalation degli incendi boschivi, evidenziando la necessità urgente di comprendere e affrontare le cause sottostanti.
Più foreste bruciano, più le combustioni si diffondono, e maggiori sono le emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale, aumentando il rischio di ulteriori incendi devastanti.
Questo aumento decuplicato riguarda il fragile Mediterraneo, la California e gli Stati Uniti occidentali, così come altre aree con foreste temperate di conifere. Nei boschi del Nord Europa e del Canada, l’incremento nell’ultima decade è stato di circa sette volte.
Alla vigilia dell’estate, stagione notoriamente propensa agli incendi, uno studio appena pubblicato su Nature Ecology & Evolution, condotto da un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Università della Tasmania, ci ricorda gli impatti legati a questi roghi estremi.
Gli incendi estremi sono raddoppiati negli ultimi 20 anni
Grazie all’analisi dei dati satellitari, gli esperti avvertono che la crisi climatica sta causando un aumento “esponenziale” degli incendi estremi in regioni chiave per l’economia, l’agricoltura e il turismo in tutto il mondo.
Gli impatti comprendono perdite di vite umane, proprietà, infrastrutture e, naturalmente, di fauna, flora selvatica e biodiversità. I danni ammontano a miliardi di dollari e potrebbero aumentare ulteriormente a causa del circolo vizioso che si sta verificando sulla Terra.
Dal 2003, l’intensità degli incendi più gravi è raddoppiata, secondo la ricerca: i sei anni con il maggior numero partono tutti dal 2017.
Inoltre, in media, ovunque, “gli incendi estremi sono più che raddoppiati sia in frequenza che in intensità negli ultimi due decenni”. Più questi eventi si verificano, maggiori sono le emissioni di carbonio rilasciate, incrementando così il riscaldamento globale che li alimenta ulteriormente.
Lo studio mette in evidenza la natura distruttiva ed emissiva dei grandi incendi. Quelli piccoli invece, spesso causati dall’uomo, come i numerosi casi di dolo anche in Italia, potrebbero invece essere in calo.
L’area bruciata da questi incendi minori è infatti in diminuzione, probabilmente a causa dell’espansione dei terreni coltivati o dei cambiamenti nella gestione della combustione dei rifiuti agricoli.
Le analisi precedenti includevano questi roghi nei modelli di osservazione, ma se ci si concentra sui grandi incendi, quelli più intensi e distruttivi, emerge un quadro preoccupante.
“L’aspetto più preoccupante, soprattutto negli ecosistemi ricchi di carbonio come le foreste boreali che stanno bruciando intensamente, è la minaccia di creare un effetto feedback”, ha spiegato Calum Cunninghan dell’Università della Tasmania, autore del report. “Siamo al punto in cui gli incendi stessi, manifestazione del cambiamento climatico, si stanno verificando davanti ai nostri occhi. Questo è il risultato delle nostre azioni sull’atmosfera, quindi è urgente agire per interrompere questo circolo vizioso”.
Grazie ai dati satellitari della NASA, i ricercatori hanno identificato 3.000 eventi di incendi estremi nelle ultime stagioni, concentrati principalmente negli Stati Uniti occidentali, in Canada, Australia, Portogallo, Indonesia, Siberia, Cile e Amazzonia.
Questi incendi rilasciano enormi quantità di energia e sono potenzialmente collegati alla crisi climatica, suscitando grande preoccupazione tra gli scienziati.
“Gli eventi estremi sono quelli che ci preoccupano di più e stanno aumentando significativamente”, ha affermato Cunningham.
Le foreste più colpite da questi roghi eccezionali sono quelle di conifere, come abeti rossi e pini. Inoltre, l’intensità energetica degli incendi è aumentata più rapidamente durante la notte negli ultimi due decenni rispetto al giorno.
Una delle indicazioni chiave della ricerca, come sottolineato da Mark Parrington del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), è che “il cambiamento climatico sta portando a un chiaro aumento degli incendi estremi”.
Questo implica che il mondo deve necessariamente interrompere il circolo vizioso che si sta creando. Cunningham ricorda che è essenziale “un’azione molto più ampia per prevenire e gestire gli eventi estremi”, come ad esempio rallentare il riscaldamento globale riducendo il consumo di combustibili fossili.
I recenti roghi artici che attraversano l’estremo Nord russo
Secondo gli scienziati Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), gli intensi incendi che hanno colpito il Circolo Polare Artico nel mese di giugno hanno rilasciato megatonnellate di carbonio nell’atmosfera.