Un’inchiesta condotta nel Regno Unito rivela che la maggior parte dei cosmetici venduti da terzi su grandi marketplace è contraffatta, con potenziali rischi per la salute dei consumatori.
Non è più solo una questione di prezzo basso o recensioni sospette. Secondo un’indagine pubblicata da Which?, autorevole associazione per la tutela dei consumatori nel Regno Unito, i cosmetici contraffatti invadono le piattaforme di e-commerce più usate al mondo. Tra Amazon, eBay, Vinted e TikTok Shop, sono stati individuati decine di prodotti spacciati per autentici ma in realtà falsi, potenzialmente pericolosi e spesso impossibili da riconoscere a occhio nudo.
L’inchiesta, pubblicata il 4 agosto 2025, mostra numeri allarmanti: 23 su 34 articoli acquistati da venditori terzi non erano autentici. Parliamo di marchi noti e usatissimi, come Charlotte Tilbury, MAC, La Roche-Posay e The Ordinary. Non stiamo parlando di prodotti di nicchia, ma di nomi che affollano ogni beauty bag europea. Il test – effettuato a Londra – ha messo a confronto ogni cosmetico con la sua versione ufficiale, trovando discrepanze evidenti in confezioni, odori, consistenza e persino nei loghi.
Trappole digitali: cosmetici falsi venduti come originali
Nel dettaglio, i ricercatori hanno comprato 34 cosmetici per viso, occhi e pelle da marketplace diffusi in tutto il Regno Unito. Gli articoli arrivavano da venditori terzi, spesso con profili che vantavano migliaia di feedback positivi. Tra i brand più presi di mira, Charlotte Tilbury, Maybelline, The Ordinary, La Roche-Posay e MAC. Le piattaforme coinvolte – Amazon, TikTok Shop, eBay e Vinted – ospitavano le inserzioni, con immagini professionali e descrizioni identiche a quelle ufficiali.
Il risultato? 67% dei prodotti falsi, di cui:
4 su 11 su Amazon
8 su 11 su eBay
5 su 6 su TikTok Shop
6 su 6 su Vinted
Alcuni articoli presentavano loghi sbavati, odori chimici o floreali anomali, texture diverse, flaconi malfunzionanti, e persino errori ortografici sulle etichette. I falsi sono sempre più sofisticati e sembrano originali, almeno fino all’apertura del pacco.
Lo spray fissante Charlotte Tilbury, ad esempio, mostrava un odore strano e una texture acquosa. Un rossetto MAC da Vinted aveva il logo sbavato, mentre alcuni prodotti The Ordinary risultavano troppo densi o troppo liquidi rispetto all’originale.
La dottoressa Aamna Adel, dermatologa interpellata da Which?, ha lanciato un avvertimento: anche se l’etichetta dice “retinolo” o “acido ialuronico”, non c’è alcuna garanzia sulla reale formulazione, e questo può causare ustioni chimiche, irritazioni cutanee o infezioni.
I marchi più falsificati e le risposte (deboli) dei colossi online
Secondo l’Anti-Counterfeiting Group, i cosmetici falsi possono contenere piombo, arsenico, mercurio, ma anche feci o urina usate come “stabilizzanti”. Non è fantascienza, ma cronaca documentata. Le autorità inglesi faticano a tenere il passo, anche per via delle risorse limitate dedicate alla lotta contro la contraffazione.
I marchi più colpiti? Sempre gli stessi, ovvero quelli virali o facilmente vendibili grazie al basso prezzo o all’effetto “prodotto introvabile”. The Ordinary domina in termini di volume: un solo annuncio su eBay aveva totalizzato oltre 2.600 vendite, mentre su TikTok Shop gli ordini superavano quota 1.000.

Quanto alle piattaforme, le dichiarazioni non mancano, ma sembrano più strategie di facciata che soluzioni concrete.
Amazon parla di “tolleranza zero” e afferma di aver già rimosso tre degli articoli segnalati.
eBay sostiene di bloccare “milioni di inserzioni sospette ogni anno” grazie a sistemi automatici e investigatori interni.
TikTok Shop rivendica la rimozione di oltre 7 milioni di prodotti solo negli ultimi sei mesi del 2024.
Vinted, pur ammettendo la difficoltà di arginare il fenomeno nel settore beauty, dice di avere “policy attive e strumenti di segnalazione”.
I brand, da parte loro, mostrano consapevolezza ma non tutti rispondono. L’Oréal Groupe, che controlla alcuni marchi colpiti, dice di collaborare con le forze dell’ordine. MAC indirizza a una pagina web contro la contraffazione. Charlotte Tilbury e The Ordinary non hanno rilasciato alcun commento.
Il quadro è chiaro. Le barriere tra consumatore e prodotto falso sono sempre più deboli, e i marketplace, nonostante i comunicati, non garantiscono filtri efficaci. La tutela della salute resta in gran parte a carico dell’acquirente, che deve imparare a difendersi da solo.