Accesso ai servizi pubblici, sicurezza e futuro digitale: SPID e CIE non sono uguali, ma si avvicinano sempre di più
Per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione oggi serve un’identità digitale. In Italia, le due principali sono lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e la CIE (Carta d’Identità Elettronica). Chiunque debba prenotare una visita medica, consultare l’INPS, presentare un ISEE o accedere al fascicolo sanitario elettronico si trova davanti a queste due opzioni. Ma molti cittadini ancora oggi non conoscono bene la differenza tra i due strumenti. E intanto il governo sta valutando come armonizzarli, in vista del sistema europeo EUDI Wallet. Capire come funzionano SPID e CIE, e quale convenga usare, è diventato essenziale.
SPID: come si ottiene e dove si usa
Lo SPID è un’identità digitale gratuita fornita da soggetti accreditati, come poste o società informatiche. Si attiva una volta sola e permette di accedere con username e password – spesso accompagnati da un secondo fattore di sicurezza – ai principali portali della Pubblica Amministrazione.

Per ottenerlo basta essere maggiorenni e possedere un documento d’identità valido. L’attivazione può avvenire online o di persona, in base al provider scelto. Lo SPID è oggi accettato da oltre 13.000 enti pubblici, tra cui comuni, regioni, ministeri, INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate e piattaforme sanitarie regionali. Si utilizza anche per servizi privati come assicurazioni, banche e università.
Uno dei suoi vantaggi principali è la semplicità: l’accesso avviene tramite credenziali memorizzabili, senza necessità di dispositivi fisici o software specifici. Funziona su smartphone, tablet e PC. Ma ha anche un limite: è legato ai provider, e richiede il rinnovo delle credenziali ogni tot anni. Alcuni utenti lamentano problemi in caso di smarrimento del telefono o disservizi temporanei.
CIE: la carta d’identità elettronica come chiave d’accesso
La CIE è il nuovo formato della carta d’identità, dotata di chip elettronico. Oltre a sostituire il vecchio documento cartaceo, consente anche di accedere ai servizi online tramite un sistema di autenticazione forte. A differenza dello SPID, la CIE è rilasciata dal Ministero dell’Interno e può essere usata sia con un PIN a 8 cifre, sia tramite smartphone compatibile (con tecnologia NFC) o lettori dedicati.
L’accesso con CIE è considerato più sicuro rispetto allo SPID, perché basato su un’identificazione fisica e su un supporto crittografico. Il problema, però, è la complessità tecnica. Per usarla da PC servono software da installare, lettori USB compatibili, e spesso configurazioni non immediate. Anche da smartphone, non tutti i modelli sono compatibili o reattivi.
Oggi la CIE viene proposta automaticamente a chi rinnova il documento d’identità. Il PIN viene fornito in due parti: una al momento della richiesta in Comune, l’altra consegnata a casa insieme alla carta. In molti casi, però, i cittadini perdono i codici e non riescono a completare l’attivazione, ritrovandosi con una CIE “digitale” inutilizzata.
Il futuro potrebbe portare a una fusione o a una razionalizzazione dei due sistemi. Le istituzioni stanno lavorando alla realizzazione di un’identità unica europea, l’EUDI Wallet, che dovrebbe unificare SPID, CIE e strumenti equivalenti degli altri Paesi. In questo scenario, la CIE potrebbe diventare l’unico strumento nazionale, mentre lo SPID, basato su soggetti terzi, potrebbe essere gradualmente dismesso.
Per ora, i due sistemi convivono. Chi cerca semplicità immediata continua a preferire lo SPID, specie per uso frequente su smartphone. Chi punta su sicurezza e durabilità, sceglie la CIE, soprattutto per accessi istituzionali. In entrambi i casi, avere un’identità digitale attiva non è più un’opzione, ma una necessità. E saperla usare nel modo corretto fa la differenza tra rimanere fuori o partecipare davvero alla vita digitale del Paese.